Nebbiolo Day
Nei giorni 19 e 20 Ottobre 2020 si è tenuto presso la nostra sede il "Nebbiolo Day", due giorni intensi di Masterclass dedicate ad uno dei vitigni più conosciuti al mondo.
Ma facciamo un passo indietro...
"La leggenda narra che vi era un monaco che possedeva una piccola vigna adiacente alla sua umile dimora. Si alzò di buon mattino, quando si trovò di fronte ad un fatto sconcertante: la vigna e il suo piccolo orticello erano cosparsi di una fitta coltre di nebbia. L' unica spiegazione che seppe darsi per l'avvenimento fu che si trattava sicuramente di una punizione del signore. Decise allora di smettere di lavorare la terra e dedicarsi maggiormente alla preghiera. Passò del tempo e arrivò il periodo della vendemmia, che spazzò via la nebbia. Come per magia, comparvero dei bellissimi frutti maturi e lucenti. Il signore aveva perdonato il suo adepto, il quale si mise subito all'opera per trasformare l'uva in vino. Il monaco soprannominò quell'uva Nebbiolo e ne tramandò i segreti di lavorazione nei secoli a venire".
Si dice che in ogni leggenda ci sia un fondo di verità. L'unica cosa certa è che il Nebbiolo, si presenta ancora oggi come un vitigno sorprendente, in ogni sua variante.
È noto che ogni area geografica in cui viene coltivato gli conferisce caratteristiche precise, complici ovviamente l'esposizione, l'altitudine e soprattutto suoli.
Le diverse peculiarità sono assolutamente percepibili ad ogni livello sensoriale.
Siamo passati da BAROLO E LA MORRA, dove i terreni calcarei e fertili permettono di ottenere vini profumati e fragranti; abbiamo toccato MONFORTE E SERRALUNGA da cui provengono vini austeri e longevi, complice il suolo roccioso.
CASTIGLIONE FALLETTO rappresenta "La Terra di Mezzo" e dona vini in cui convergono eleganza, austerità e meravigliosi aromi.
Salpiamo a BARBARESCO dove troviamo terreni tortoriani per la maggiore e Marna di Sant'Agata nel Cru di Rabajà: ne derivano vini di grande immediatezza ma al contempo complessi.
I vini di GATTINARA invece risultano essere inconfondibili per la loro nota ematica e ferrosa, merito dei terreni basaltici che invece non troviamo a GHEMME. Qui calpestiamo argilla e ciottoli, per cui i vini sono più compatti e scontrosi.
Infine, quando ci siamo trovati di fronte a vini dal colore scarico e dal tannino setoso abbiamo iniziato a sentire il gelo delle Alpi ed abbiamo capito di essere a CAREMA.
Crediamo fermamente che la storia di questi vignaioli vada percepita SOLO e SOLTANTO attraverso il bicchiere, per cui abbiamo deciso di servire tutti i vini alla cieca e di divertirci un po’ con batterie miste e qualche "intruso".
Veniamo agli assaggi:
BATTERIA 1
- Monferrato Doc "Crocevia" 2018 - Cascina Galarin: apre le danze il Nebbiolo di Monferrato. Naso floreale, frutto succoso e turgido alla bocca.
- Verduno Pelaverga Speziale 2019 – Fratelli Alessandria: dal colore non troppo carico, bocca divertente. La leggera astringenza del frutto si alterna a piacevoli note speziate di pepe e cardamomo.
- Langhe Nebbiolo 2017 - Cascina Fontana: talmente complesso da sembrare un barolo. Divino.
- Ghemme 2015 - Paride Chiovini: spezie, tabacco e caramello. Scontroso all''inizio, da aspettare.
BATTERIA 2
1. Morgon 2017 - Nicolas Chemarin: il primo intruso della giornata se la cava alla grande in mezzo ai giganti. Inizia con un po' di volatile tipica del metodo di lavorazione (macerazione semicarbonica), che poi svanisce esprimendo tutti i profumi tipici del Gamay…more, lamponi e sottobosco accompagnano questo sorso dall'animo ribelle.
2. Gattinara Vigna Valferana 2016 - Paride Iaretti: ecco la nota ferrosa, che poi si arrotonda regalando grandi emozioni. Sorso fresco e penetrante.
3. Barbaresco 2016 - Francesco Versio: lo abbiamo soprannominato il vino che non esiste, data l'esigua produzione. Una vera chicca questo Barbaresco di Neive, decisamente più ruffiano e dai profumi ammalianti.
4. Barbaresco Rabajà 2017 - Giuseppe Cortese: al naso fiori di campo, violette. Sorso gentile ma di grande struttura. Di un'eleganza disarmante.
BATTERIA 3
1. Rossese di Dolceacqua Cru Terrabianca 2017- Terre Bianche: arriviamo al secondo intruso della giornata. Le note balsamiche di menta e rosmarino e l’importante struttura hanno un po' confuso all'inizio, ma il rosso brillante e scarico, la macchia mediterranea e la spiccata acidità ci hanno catapultato in Liguria. Un successo!
2. Barolo Docg 2016 - Fratelli Alessandria: bellissima interpretazione del Nebbiolo a Verduno, in annata eccezionale. Dolcezza, freschezza e persistenza.
3. Carema Etichetta Bianca 2016 - Ferrando: in controluce quasi trasparente alla vista, grandissima acidità che ne presagisce la longevità. Il tannino migliore di tutta la batteria!
4. Barolo Villero 2016 - Giacomo Fenocchio: il cru di Castiglione Falletto che non sbaglia un colpo. La nota amara di apertura scompare quasi subito lasciando spazio a spezie e rose appassite.
BATTERIA 4
1. Carema Etichetta Nera 2013 - Ferrando: a differenza della sua nemesi (etichetta bianca), qui ci troviamo dinanzi ad un vino che fa botte piccola, per cui il tannino è più invasivo e passiamo da sentori di frutta matura a quelli di vaniglia.
2.1 Barbaresco Rabajà Riserva 2013 - Giuseppe Cortese: sorso sontuoso, profondo e persistente. Liquirizia, cacao e pepe nero sul finale. Un'opera d'arte. (servito il 19/10)
2.2: Barbaresco Rabajà 1995 – Giuseppe Cortese: ci sembrava doveroso menzionare questo assaggio, con cui è stato possibile fare un confronto con le annate più recenti. Ne è evinto che ha nascosto bene i suoi anni, tanto che in batteria è stato scambiato tra i vini più giovani. Ha conservato tutta la sua freschezza e convertito il bouquet di aromi in un’esperienza paradisiaca. (servito il 20/10)
3. Barolo Docg Castellero 2014 - Giacomo Fenocchio: Un naso pervaso da eucalipto e salvia. Alla bocca astringenza da agrume rosso e tanta eleganza. Una vera sorpresa, nonostante l'annata difficile ricordata come fredda e piovosa.
4. Gattinara Riserva 2006 - Paride Iaretti: torna la nota ematica, ma in questo assaggio abbiamo assistito alla sua evoluzione. Il colore tendente al granato ha lasciato sicuramente presagire gli anni sulle spalle, ma non tutti. Anche in questo caso, il sorso ha confuso gran parte degli ospiti.
Al prossimo viaggio enologico!
Lucia